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«Ristoranti chiusi, ma è davvero questa la soluzione al contagio?»

«Ristoranti chiusi, ma è davvero questa la soluzione al contagio?»

Parma, 14 novembre 2020 – «Speravo con tutto il cuore di non dover rivivere una situazione come quella che si sta delineando per il nostro settore e invece, dopo solo qualche mese di respiro, i ristoranti in regione si ritroveranno nuovamente chiusi» dichiara il presidente del Parma Quality Restaurants, Andrea NIzzi con riferimento al passaggio dell’Emilia Romagna in zona arancione e la conseguente chiusura dei locali. «È certamente ovvio che la salute è un bene assoluto, dal quale non si può prescindere, ma se, come sembra dalle continue restrizioni di queste settimane, il problema dei contagi sono i ristoranti, ci facciano almeno vedere i dati che lo dimostrano» prosegue Nizzi.

«La sensazione che molti hanno è che si chiudano i ristoranti e gli altri locali perché non si riesce a limitare la mobilità delle persone e gli assembramenti. I ristoranti sono luoghi sicuri e lo abbiamo dimostrato, rispettando con attenzione tutte le disposizioni in materia anti-covid, se c’è qualcuno che sbaglia e che non si attiene alle regole, è giusto che venga sanzionato – continua il presidente del Parma Quality Restuarants -. Non stiamo chiedendo privilegi, ma solo di valutare bene tutte le scelte prese. Chiudiamo adesso per riaprire fra due settimane e poi richiudiamo ancora, perché con i cittadini liberi di muoversi il contagio aumenta? È questa la soluzione? Spero sinceramente di no».

«La cosa che rende ancora più allibiti è ricevere la comunicazione delle limitazioni alla tua attività sempre attraverso i media alla sera e senza preavviso – precisa Nizzi -. Ma si ha un’idea di cosa significa per un ristorante vedersi annullata la giornata di domenica da un momento all’altro? In una situazione già in sofferenza come quella attuale? Come dobbiamo interpretare queste scelte che continuano a colpire il nostro settore e di conseguenza la filiera produttiva che con noi lavora? Nei ristoranti non ci sono solo lo chef e la sua famiglia, ci sono anche lo staff e i ragazzi giovani che si stanno avviando alla professione e personale a chiamata che all’improvviso si trova senza lavora e senza alcun sostegno. Ma come fanno queste persone ad andare avanti? Qua rischiamo di mandare all’aria un intero comparto economico, con conseguenze sociali drammatiche».

«Teniamo poi in considerazione che i ristoranti non sono solo quelli delle grandi città, ma ci sono anche e soprattutto, quelli dei piccoli centri e borghi storici che svolgono una funzione sociale e di comunità fondamentale per il tessuto umano di quel territorio, anche come attrattiva turistica e culturale. Il ristorante racconta tradizioni attraverso la gastronomia e mantiene viva le piccole economie locali che temono così di scomparire» conclude preoccupato lo chef.